DESCRIZIONE ARCHITETTONICA
Dall’analisi degli spazi interni e dalla documentazione storica rinvenuta, si deduce che la struttura principale, a pianta quadrata, è rimasta sostanzialmente invariata, e l’antistante portico storicamente citato è da collocarsi sul fronte sull’attuale piazza Comunale, in quello che presumibilmente era l’accesso alla chiesa, in direzione ovest, come d’uso all’epoca. Si suppone che la copertura originaria fosse a semplice tetto ligneo, mentre l’altezza utile interna è nei secoli stata ridotta a seguito di un ribassamento con la costruzione di volta a crociera in muratura. A causa poi dell’utilizzo dei locali come asilo e della realizzazione di solaio a dimezzare l’altezza utile del locale originario, le pareti sono state negli anni intonacate e tinteggiate, a coprire le pitture murarie, ma permangono chiari segni della loro presenza sia nella porzione al di sotto della volta, sia in quella al di sopra (l’attuale sottotetto), quindi realizzate in epoca antecedente la creazione della volta in muratura. L’antico campanile si presume fosse posto su lato nord, nel locale quadrato che oggi disimpegna il vano scala dall’accesso ai locali dell’antica chiesa, e che ospitava al suo piano terreno la sacrestia ed era alto “un piano più della chiesa”.
CENNI STORICI
La Chiesa di S. Sebastiano costituisce con tutta probabilità uno dei più antichi edifici di culto presenti nell’originario abitato di Scalenghe, insieme con le Cappelle della Madonna della Riva e di S. Lorenzo, delle quali non permangono purtroppo tracce visibili. Della sua esistenza troviamo le prime testimonianze in un documento del 1586 contenente una relazione scritta dal Canonico Giovanni Battista Cavoretto, Prevosto della collegiata di Moncalieri che in visita a Scalenghe ne cita la presenza come luogo di sepoltura dei feudatari locali.
(Durante la prima azione della controriforma, negli anni 1584-85, Monsignor Peruzzi Vescovo di Sardina e visitatore apostolico di Papa Gregorio XI, fece una relazione sullo stato delle parrocchie visitate in Piemonte. Nel 1586 a Scalenghe venne inviato come visitatore delegato di monsignor Peruzzi il Canonico Giovanni Battista Cavoretto dei Signori del Bel Riposo, Prevosto della collegiata di Moncalieri. Nella sua relazione la Chiesa di Santa Caterina viene descritta come piccola e non ancora Parrocchia; era parroco all'epoca Don Biagio Brizio. Cita la presenza della Cappella di San Lorenzo all'interno della torre del Castello e della Cappella di San Sebastiano adibita a sepolcro dei feudatari, sul luogo ove ora sorge l'asilo, ivi era cappellano Don Bartolomeo Margaria).
Sarà proprio questa la caratteristica distintiva della Chiesa di S. Sebastiano sino alla sua decadenza, ovvero l’essere un beneficio proprio ed esclusivo del casato dei Signori di Scalenghe e pertanto secondo l’usanza del tempo il loro luogo esclusivo di sepoltura.
Notizie più accurate le troviamo nella relazione sullo stato della parrocchia di Scalenghe redatta nel 1770 dall’allora Pievano Paolo Giuseppe Antonio Calvo che oltre a descriverne il sito all’interno della cinta muraria, la sua consistenza quale edificio quadrato con soffitto a volta, antistante portico, proprio campanile e sacrestia oltre alla casa del Beneficio e orto (giardino), lo stato di conservazione, già problematico, cita il 1451 come anno della sua consacrazione ad opera del Monsignor Ludovico Romagnano, il giorno 21 Febbraio secondo un’iscrizione murale allora leggibile al suo interno e conferma il giuspatronato spettante al Conte Olgiati di Vercelli, erede del casato Folgore di Piossasco.
(È eretto nella Chiesa propria e sotto lo stesso titolo di S. Sebastiano situata nel recinto del luogo di Scalenghe con la facciata verso ponente corrispondente alla piazza, tra l’ala comunale e la casa degli eredi Fu Signor Medico Ignazio Barberis, chiesa molto antica che è stata come vogliono consacrata da Monsignor Ludovico Romagnano nel 1451, ma al presente in pessimo stato. Nella facciata vi è un portico, che dà l’ingresso in chiesa, fatto a soffitto, e poco decente: la chiesa è di forma quadra di mediocre grandezza, capace di più di duecento persone, alta abbondantemente e fatta a soffitto: il soffitto è dipinto, ma guasto e rotto in più luoghi, trasparendovi il tetto per le fessure ed essendone già caduto qualche pezzo, onde finché non sia riparato non vi si può celebrare. A destra della chiesa c’è il campanile, con sua campana, quadrato ed antico, alto di un piano più della chiesa: nel Campanile vi è un camerino, che serve da sacrestia, ed lì accanto vi è la casa del Beneficio con suo orto, che si estende dietro la chiesa. Vi è un solo Altare affisso al muro, con sopra un quadro con cornice colorata rappresentante il martirio di S. Sebastiano; si sa però che anticamente vi era un quadro più grande rappresentante il suddetto ed altri Santi: l’Altare è di mattoni con due gradini sopra consimili, una predella di legno, ed un contraltare dipinto; la mensa è lunga piedi 4,5; larga once 16; alta piedi 2. Vi è la pietra consacrata portatile larga once 9, distante dalla fronte dell’Altare once 3. La porta si chiude con sue imposte, ma rozze e vecchie, improprie per una chiesa: c’è nella Chiesa un tumulo o tomba di sepoltura, chiuso con pietre e destinato al patrono del beneficio e sua famiglia come nel capitolo XI. – Sul documento c’è un cancellatura successiva per mano di Don Ricolfi – in cui sono scolpite queste parole: Sepulchrum hoc Comes Carolus Emanuel Olgiati Beneficii Patronus sibi suisque; restauravit anno 1730 die 14 Septembris. A lato dell’altare vi sono due finestre alte, con loro imposte che danno tutta la luce alla chiesa; ce n’è una nel muro laterale destro, ma questa corrisponde in una stanza alta del Beneficio, e serve quasi da tribuna; nell’altro muro dirimpetto si legge la detta iscrizione indicante la consacrazione della Chiesa, cioè 21 Febbraio 1451, e vi sono pure in diversi lati tre croci dipinte sul muro di color rosso: nel muro laterale destro verso terra vi è una pittura rappresentante Maria Vergine che allatta il Bambino; la quale mi sembra poco decente specialmente riguardo al sito in cui si trova; vi sono però appesi vari voti di cera; il pavimento non è guasto, ma molto umido, come lo sono i muri. Il Beneficio è di giuspatronato laicale dell’Illustrissimo Signor Conte Olgiati di Vercelli del fu Signor Conte Carlo Emanuele, il quale non ha altra prerogativa sul benefizio, se non il patronato di esso e della chiesa, e per conseguenza il jus sepolturae nella medesima, come dalla stessa iscrizione della pietra sepolcrale appare. Il Beneficiato è l’Illustrissimo Signor Canonico Coadiutore nella Cattedrale di Vercelli Lucio Antonio Olgiati, fratello del Patrono, d’età d’anni trenta circa, che è stato nominato dal fu suo Signor Padre, ed istituito dall’Illustrissimo Reverendissimo Signor Abate Buglioni nell’ottobre del 1767).
La Chiesa manteneva attiva la sua funzione ancora nell’anno 1828 quando il Pievano Teologo Giacomo Aragni di Scarnafigi in un’altra relazione sullo stato della parrocchia a sua opera la descrive come regolarmente gestita con la celebrazione della messa quotidiana all’alba dal Priore Giovanni Pietro Barreri, nativo di Oncino, investito del Beneficio dalla Curia nell’anno 1819 previa nomina dell’ “Illustrissimo Sig. Conte Alessandro Olgeati, Colonnello delle Regie Armate” al quale ancora spettava in quegli anni il giuspatronato su S. Sebastiano e la nomina del suo sacerdote.
(Nel centro della piazza in Scalenghe, havvi esposta al ponente la Cappella di S. Sebastiano di una mediocre ampiezza alla quale vi è annesso il benefizio degli Illustrissimi Signori della casa Olgeati di Vercelli col peso della Messa quotidiana in aurora; in detta cappella ci sono due benedittini, ossia mortai di marmo, onde ritenere l’acqua lustrale con banchi e banchette, credo, ivi introdotte con permissione del beneficiato dai particolari, se pure alcuni non saranno propri di detta Cappella o Benefizio. L’altare egli è composto di mattoni e colorito, la mensa ella è di quattro piedi e un quarto d’oncia di lunghezza, un piede e once quattro di larghezza, due piedi circa di altezza, la pietra consacrata trovasi in buono stato. Di sopra l’altare vi ha l’icona di S. Sebastiano, e dal destro e manco lato sono appesi i quadri dei quattro principali Dottori di Chiesa Sana, uno delle cinque vergini prudenti, l’altro della donna adultera, tutti in buono stato, e regalati dal Sig. Beneficiato presentaneo, quale si è in persona del Molto Illustrissimo Sig. Sacerdote e Priore Giovanni Pietro Barreri, nativo di Oncino e da più anni domiciliato in Scalenghe, investito di tal benefizio dalla Curia Arcivescovile nel dicembre 1819, previa nomina dell’Illustrissimo Sig. Conte Alessandro Olgeati, Colonnello nelle regie armate, cui di tale cappella e benefizio spetta il Giuspatronato e nomina. Questa cappella inoltre ha al fianco sinistro una piccola sacrestia palchettata con un bancone ove si ripongono gli arredi sacerdotali all’uso quotidiano necessari, mentre a cagione del pavimento umido e aria per anche umida ritiene in casa ben custodite le suppellettili più preziose, quali consistono in una pianeta di seta col fondo bianco e ornata di fiori con gallone di similoro provveduta dal Sig. Beneficiato; altra pianeta di seta con fondo bianco e fiori di vario colore in mediocre stato; altra pianeta nera in seta con galloni di bombace e filo in buono stato, un calice colla patena tutto ben inargentato e indorato, due corporali, due animette di lino bianche, due altre di seta, camici tre di lino, e uno di camerale, sei mantili di tela lavorata, sette amitti, otto serviettini, venti purificatori; ogni cosa pulita, ben tenuta e decente dal zelante priore presentaneo; riguardo ai pesi e redditi dirassi poscia a suo luogo trattando dei redditi, pesi e legati).
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