Nel 1942 quando andarono distrutti gli archivi comunali, Scalenghe perse la sua memoria storica.
Da documenti già riscoperti emergono informazioni interessanti che inducono a pensare che la ricerca porterà sicuramente a dare a Scalenghe un posto, anche di rilievo nella storia passata.
In una relazione del 1770 esistente nell'archivio della Chiesa di Santa Caterina, l'allora pievano Paolo Giuseppe Antonio Calvo si esprimeva sullo stato delle chiese e sulle loro strutture.
Dal documento emerge che un gran numero di chiese, cappelle e nobili popolavano il territorio.
Con il diploma di Occimiano redatto nel 1159 l'imperatore Federico I (Barbarossa) donava al Vescovo Carlo terreni, tra i quali Pieve di Scalenghe, tassata per 20 soldi di reddito di terreni.
Dal 1190 al 1579 l'attuale Cascina Monastero (Castagnole) fu sede del Monastero Buonluogo.
Attraverso i Piossasco (1200 – 1900) e gli Acaja (1294 – 1418), Scalenghe fu libero Comune, sede di parlamento, con statuti redatti nel 1275.
Infine nel dizionario degli Stati di Sua maestà il Re di Sardegna, dello storico Goffredo Casalis, pubblicato nel 1849 alla voce Scalenghe è riportato che pochi anni prima della pubblicazione era andato distrutto l'ultimo dei nove castelli signorili che ivi si trovavano.
Scalenghe si dimostra anche interessante meta da visitare.
Il già citato pievano Paolo Giuseppe Antonio Calvo nella sua relazione scriveva di Scalenghe "non vi sono né conventi di Regola, né monasteri di suore, vi sono però quattro chiese e quindici cappelle campestri".
Un percorso ideale che si può effettuare anche in bicicletta, permette di immergersi nella storia religiosa di questo paese.
Si inizia con la Chiesa di San Bernardino che potrebbe essere stata eretta nell'anno 1603.
E' stata la chiesa della Confraternita di San Bernardino, aggregata all'arciconfraternita di Santa Croce Romana nel 1742.
Esposta al levante, un solo altare alla Romana, conserva una preziosa reliquia del legno della santa Croce.
Si prosegue con la Cappella dei Prati, ex cappella delle Marene. Non si sa la data di costruzione, ma su un pilastro esterno della cappella è impressa la data 1798. Sull'altare un pregevole affresco del pittore locale Michele Baretta.
La Chiesa di Santa Maria Assunta di Pieve, fu fondata probabilmente nella prima metà del secolo V. Esisteva sicuramente nel 1159 perché risulta tra i beni ceduti all'imperatore Federico Barbarossa a Carlo Vescovo di Torino. L'antica Pieve crollò in parte nell'inverno del 1731 e nel 1732 iniziò la costruzione della nuova Chiesa in stile Barocco su progetto dell'architetto Plantery.
La chiesa è a navata unica con quattro cappelle laterali con pregevoli dipinti d'epoca.
Come tutti i paesi del circondario anche Scalenghe ha una Cappella dedicata a San Rocco nella frazione di Pieve. In questa cappella in occasione dell'ultima epidemia di peste (1886) fu fatto dipingere un affresco dal pittore R. Bonelli.
A ponente della frazione di Pieve si trova alla destra della porta di ingresso dell'omonima cascina la Cappella Morionda. In un documento del 1828 si fa cenno ad una statua in legno.
A Viotto esiste una cappella detta di Viotto dove le prime notizie risalgono al 1679.
L'attuale cappella fu costruita con il contributo dei fratelli Viotto e Molinero nel 1780.
Nella frazione Murisenghi si trova la cappella di San Maurizio in cui si trovano notizie a riguardo nel 1679 – 1760.
La cappella guarda a mezzanotte e sopra la porta vi è l'immagine di San Maurizio.
A memoria d'uomo, intorno al 1600 risale la costruzione della cappella della Madonna della Neve. Restaurata nel 1956 dagli abitanti della cascina Conterloira per un ex voto della Seconda Guerra Mondiale.
In regione Bicocca si trova la cappella di Sant'Anna. Esisteva già nel 1760 vicino alla cascina del Signor Diego Manassero. Fu restaurata nel 1928, vi fu apposto un nuovo pavimento e una nuova Via Crucis.
Dove nel 1519 esisteva una omonima cappella fu edificata la Chiesa di Santa Caterina. Divenne parrocchia indipendente nel 1825. Diverse testimonianze al suo interno restano a ricordare la signoria dei Conti di Piossasco. Durante la battaglia della Marsaglia i Savoia temendo un assedio di Torino, cercarono un luogo sicuro dove custodire la "Sacra Sindone" e pare che qui vi sostò.
L'evento sarebbe testimoniato dalla Cappella interna dedicata al Sacro Lino.
Fuori dell'abitato di Pieve, verso la frazione Viotto, trovasi la cascina Sibilla che è stata la residenza di campagna del generale Augusto Brunetta conte di Usseux la cui famiglia perì completamente per avvelenamento da funghi nel 1855.
Il conte da seconde nozze ebbe un figlio, Eugenio, che divenne uno dei fondatori delle moderne Olimpiadi.
Per chi intende conoscere più approfonditamente Scalenghe e la sua storia, può trovare nella biblioteca comunale il volume " La Pieve degli scalenghesi " di G.Gelmi edito dalla Pro Loco col Patrocinio del comune di Scalenghe
Ricerca storica sulla Pieve nel contesto di Scalenghe